La devozione verso
San Bernardino da Siena affonda le sue radici nella colonizzazione di
Piansano avvenuta
ad opera di coloni toscani nel
XVI secolo: i nuovi venuti, artefici
della rinascita economica e culturale del borgo, portarono dalle loro terre di origine usanze, tradizioni, liturgie che
trovarono terreno fertile nella povera
Piansano.
La
chiesa dedicata al santo senese su esortazione delle genti toscane qui trasferitesi, sorse sullo stesso luogo di un
precedente edificio sacro, risalente agli anni
Venti del
XV secolo, dedicato in origine al vecchio patrono
San Ercolano;
rivelatosi troppo angusto per una popolazione che dopo l'arrivo degli immigrati iniziava ad aumentare, fu già nel
XVI secolo ingrandito e restaurato; negli anni successivi subì molti altri interventi, fino ad essere del tutto demolita e
ricostruita tra il
1750 e il
1753 in forme più magnificenti, adatte ad accogliere una comunità in notevole espansione; per
l'occasione si chiamarono i mastri
Luca Alessi di Corneto e
Giacomo Bucci di Rimini: le cronache ricordano il contratto
stipulato tra i due artigiani e la comunità, che prevedeva "
1010 scudi ed una botte di vino che si era fatta per la cerca
(questua) a condizione però che il popolo fornisse il materiale, cioè sassi, rena, cale ed il legname, trasportandoli con le
loro bestie".
Nel
1753 la
chiesa fu consacrata, terminata all'esterno, con una elegante facciata e il campanile che svettava tra i tetti
di
Piansano, ma non ancora conclusa all'interno, in cui i lavori si protrassero fino al
1776.
La
chiesa attuale, più volte rimaneggiata anche in epoche recenti, presenta una sola navata con
sei cappelle dotate di altari
lungo le pareti laterali, una delle quali custodisce la statua del santo portata in processione dai fedeli ogni
20 Maggio,
giorno a lui dedicato;
San Bernardino è ricordato anche nell'iscrizione dedicatoria della facciata, negli
affreschi del soffitto e insieme al compatrono
San Giovanni Battista? nella pala dell'altare maggiore.
Gli affreschi interni della volta che copre la navata centrale, probabilmente realizzati nell'ambiente pittorico viterbese
del
XVIII secolo, raffigurano l'
Assunta, San Bernardino, Santa Lucia Filippini, che a
Piansano fondò
la
scuola delle maestre pie, i martiri
Sinesio e
Costanzo.
La chiesa custodisce al suo interno il corpo della
Venerabile Lucia Burlini, qui sepolta per volere dello
stesso
San Paolo della Croce.
Ogni anno, in occasione della festa del santo, lungo le vie di
Piansano si snoda, in segno di devozione e con grande
partecipazione popolare, una solenne processione in cui i membri della confraternita del
S.S. Sacramento
portano a spalla l'antico baldacchino in legno dorato recante la statua di
San Bernardino.
L'Architettura
La
chiesa parrocchiale di
San Bernardino si erge nel cuore del borgo di
Piansano.
Ad eccezione della canonica (a sua volta confinante con una casa privata), l’edificio si mostra autonomo rispetto al tessuto
abitativo circostante e, in definitiva, sostanzialmente isolato lungo l’asse geografico nord/est-sud/ovest.
Ciò nondimeno,
poiché si attesta su un piccolo slargo irregolare –
piazza San Bernardino – in continuità con la strada principale dell’abitato,
la chiesa non si presenta al visitatore frontalmente, bensì di scorcio, con una facciata a due ordini conclusa da un timpano
triangolare.
Il livello inferiore è tripartito da lesene tuscaniche, binate rispetto al campo centrale e singole ai due
margini del prospetto; il livello superiore, di minore altezza, s’innalza per il solo corpo centrale, ed è scandito ugualmente
da lesene tuscaniche binate, raccordandosi alla parte sottostante con settori ricurvi.
L’ingresso è in asse, connotato da un
frontespizio mistilineo di epoca barocca e, nel secondo ordine, è sormontato da una finestra rettangolare. Nel fregio della
trabeazione campeggia la scritta "
Templum Divo Bernardino Senensi dicatum".
All’interno, l’impianto si attesta sui canoni consolidati della Controriforma: un’aula unica con cappelle laterali passanti,
presbiterio rialzato, campanile e ambienti di servizio in controfacciata ma arretrati rispetto al prospetto.
In particolare, entrando
in chiesa si trova nell’angolo sud-ovest una scala che conduce sia all’organo ligneo dipinto risalente al 1863 sia alla sala/oratorio
della confraternita del Ss. Sacramento: un ambiente coperto con una volta a padiglione e dotato di due bucature.
Invece, sull’angolo
opposto(nord-est) si alza il campanile: una struttura a pianta quadrata in tufo conclusa in sommità da una guglia a cuspide e risolta
in tre celle sovrapposte fra loro separate da una cornice sporgente e ognuna dotata di una monofora su tutti e quattro i lati.
Proseguendo in direzione dell’altare, l’aula si concretizza in uno spazio rettangolare scandito da paraste di ordine composito
che inquadrano le cappelle laterali.
Sopra il cornicione si aprono le finestre nelle unghiature della volta a botte riccamente
decorata da stucchi e pitture.
Queste garantiscono una illuminazione diffusa sostenuta anche dagli oculi presenti sopra ogni
altare laterale.
Le campate sono in totale quattro, così come appaiono scandite dagli archi trasversali che solcano la volta.
Tuttavia, il primo interasse è occupato dagli ambienti accessori: a ovest l’oratorio, a est il campanile e il ripostiglio.
Di conseguenza, le cappelle laterali sono in realtà solo tre per lato, tutte di pianta pressappoco quadrata, collegate tra
loro da passaggi arcuati e coperte da volte a botte.
Un restringimento della sala rafforzato dalla presenza di un arco
trionfale segnala poi l’inizio della zona presbiteriale al cui centro prende posto l’altare maggiore ligneo di epoca
settecentesca. Il coro si conclude con una terminazione piana, probabilmente imposta dalla presenza posteriormente di una
strada, e un’ancona riccamente modellata con stucchi sormontata da una finestra. Anche questo spazio risulta coperto per
mezzo di una volta a botte, seppure in questo caso non finestrata. A sud di questo ambiente si apre la sagrestia: una piccola
sala dotata di finestra coperta da una volta a padiglione da cui si accede alla canonica per mezzo di una scala. La chiesa
ospita alcuni dipinti di pregio collocati lungo le pareti del coro e dei vani accessori del campanile dell’oratorio
prospettanti sull’aula.
La Devozione alla Madonna del Rosario
La devozione dei piansanesi alla
Madonna del Rosario affonda le radici nel medioevo: è certo che già nel
1422
l'altare maggiore dell'angusta chiesetta parrocchiale avesse la doppia dedica al santo patrono e alla
Madonna del Rosario.
Per ricostruire la storia della venerata effige e dei momenti salienti dell'evento religioso è stata fondamentale la
documentazione fornita del
diacono Antonio Fagotto.
Nel
1771, il
parroco Fanti ebbe la premura di dotare l'altare di una
statua della
Vergine, che venne prontamente commissionata alle suore del
Monastero di Santa Maria Maddalena a
Monte Cavallo
a Roma.
Posto il simulacro in legno e cartapesta sull'altare maggiore della chiesa, si diffuse la notizia della presenza in
Piansano di una statua miracolosa della
Madonna; la tradizione vuole che orde di fedeli, provenienti dai paesi limitrofi,
si recassero ai piedi della
Vergine con i cari malati, per chiedere grazie e favori che puntualmente venivano esauditi.
Fu così che alla
metà dell’800, il
vicario Foraneo don Vincenzo Fabrizi supplicò il
Vescovo Jona di promuovere le azioni
necessarie perchè il
Capitolo Vaticano concedesse la corona aurea alla
Madonna del Rosario.
Il
26 settembre del 1863, tali
onori vennero accordati.
Lo stesso
Pontefice Pio IX stabilì che la
prima domenica di ottobre a
Piansano fosse
Solennità di Prima Classe con Ottava.
L'incoronazione della
Madonna del Rosario avvenne il
4 Ottobre del
1863 per mano di un
commosso
Vescovo Jona.
Fu in quel momento che dal popolo si levò un unico fragoroso: "
Evviva Maria".
L'appuntamento più solenne della tradizione piansanese è rappresentato dall'ascesa della
Madonna, il venerdì antecedente alla
prima
domenica di Ottobre.
Dalle fonti sappiamo che fino al
1855 la statua percorreva semplicemente la navata, trasportata
dai sacerdoti tra la folla osannante.
Nel
1856 venne realizzata quella che i piansanesi chiamano la macchina, (probabilmente
influensati da quella più famosa di
Santa Rosa da Viterbo) un antico e fastoso baldacchino in legno, impreziosito da lacche e
intarsi colorati.
I fedeli, dopo la recita del rosario, prorompono nel canto delle litanie lauretane; e tutti volgono lo
sguardo verso l'alto, sulla sommità dell'altare dove è già posizionata la splendida "
macchina" che accoglierà la
Madonna.
Gli addetti intanto dispongono obliquamente sull'altare due lunghe e resistenti travi di legno, che vanno a incastrarsi con
quelle che in alto sorreggono il baldacchino.
Una piccola processione di ecclesiastici, guidata dal celebrante e con al
seguito sacerdoti e chierici, scende dall'altare e percorrendo la navata centrale si dirige verso la piccola sacrestia.
Il corteo è preceduto dagli accoliti della
confraternita del SS. Sacramento, che si dispongono lateralmante per aprire la
strada gli ecclesiastici.
Finalmente, la statua della
Madonna del Rosario esce e percorre la navata tra gli inni della folla.
La
Signora viene posta sul baldacchino che sarà di nuovo issato, come in una miracolosa ascesa, sopra al tabernacolo; uscirà
in processione solenne, solamente la domenica della festa, a benedire le vie del borgo.